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Beato chi è diverso essendo egli diverso, guai a chi è diverso essendo egli comune

in Babele a Nord-Est / Padova by

È con la citazione di Sandro Penna che si può introdurre il tema della questione ebraica, argomento su cui si è sviluppato l’incontro del 18 ottobre 2016 alle 18 al cinema Porto Astra Il Giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani da cui è stato tratto il film di Vittorio De Sica proiettato dopo l’intervento del critico letterario Massimo Onofri e del poeta Silvio Ramat. Lo scrittore era quasi “ossessionato” da Ferrara e ambientò i suoi romanzi all’interno della città letteraria e nei territori limitrofi o nel periodo tra il 1930 e il 1950. Nell’intervista in bianco e nero di Cesare Garboli a Bassani emerge come egli fosse solito immettere nelle proprie opere una forte energia autobiografica e psicologica; ciò spiega oltre alla larga udienza di cui godeva in Italia e non solo, anche certe piccole avversioni e antipatie che la sua opera si è procurata tra i produttori di lettura piuttosto che tra i consumatori dato che non si perdona volentieri a un artista di essere uomo due volte: una in carne e ossa e una nelle sue opere”. Massimo Onofri durante il suo intervento affianca Bassani ad altre figure letterarie contemporanee creando delle biografie parallele, soffermandosi in particolare sulla coppia di scrittori Bassani-Natalia Ginzburg entrambi nati nel 1916 e accomunati dalla pubblicazione dei loro romanzi Il giardino dei Finzi Contini e Lessico famigliare avvenuta a un anno di distanza (1962-1963). Il romanzo della scrittrice si ricollega alla questione ebraica perché simboleggia la dichiarazione degli ebrei di essere come qualsiasi cittadino italiano, di non aver nulla di diverso. Proprio Natalia Ginzburg patì la morte del marito a causa delle atroci conseguenze della persecuzione nazifascista. Inoltre impedì la pubblicazione da parte di Einaudi di Se questo è un uomo di Primo Levi perché considerava la questione ebraica sottovalutata e collocata sotto la stella delle eccezionalità. Silvio Ramat invece continua il discorso attualizzando un altro romanzo di Bassani Gli occhiali d’oro il cui protagonista, omosessuale ed ebreo, è diverso al quadrato. In questo romanzo in particolare il “rapporto” tra scrittore e personaggi è descritto come una simbiosi totale. Entrambi i critici concludono l’intervento raccontando ricordi personali di Bassani; in particolare Onofri rammenta di quando l’autore, ormai già colpito dalla malattia che gli stava facendo progressivamente perdere la memoria, si presentò in redazione del settimanale “Il Diario”, dove al tempo Massimo lavorava, per prendere una copia e leggere l’articolo che Onofri stesso aveva scritto per onorare l’autore che ammirava e che aveva conosciuto l’offesa mortale delle leggi razziali, gli insulti teppistici del gruppo 63, la ferita della malattia e la lotta famigliare per l’eredità.

-di Martina Daniele